Il lavoro in miniera e la sua evoluzione

Miniera di Calamita (Foto di C.Colnago)

Miniera di Calamita (Foto di C.Colnago)

Tempo di fortunati ritrovamenti per Vivicapoliveri.

Dopo l’ode a Capoliveri firmata da Paolo, oggi rispolveriamo il racconto di Filippo Boreali, uno degli storici cavatori nelle miniere presenti sotto al Monte Calamita.

Condividiamo con voi alcuni passi della sua narrazione riguardante l’evoluzione dell’escavazione nelle miniere del Monte Calamita.

[…]Per secoli le miniere sono state la più grande fonte di lavoro per le popolazioni elbane, soprattutto per Rio Marina, Rio Elba, Capoliveri e la loro gestione in quest’ultimo secolo ha visto alternarsi le società Ilva, Ferromin, Italsider, di nuovo Ilva e infine Iritecna

Prima dell’avvento dei camion escavatori, il trasporto avveniva con i vagoni che percorrevano le strade ferrate sui vari livelli e con i piani inclinati per il trasporto da un livello all’altro

L’abbattimento del minerale si faceva con la perforazione che prima dell’avvento del martello ad aria compressa era manuale, adoperando la “stampa e mazza”, caricando i fori con l’esplosivo (polvere nera). “L’appezzatura” del minerale era fatta a colpi di mazza e il caricamento sui vagoni con “zappa e coffa”

Un lavoro come si può immaginare massacrante. Il caricamento sulle navi avveniva nella cala dell’Innamorata, vicino alle isole Gemini, dove erano situati i silos di stoccaggio e un lungo pontile di caricamento che permetteva alle navi di effettuare tutte le operazioni di carico. Il pontile era collegato con l’area mineraria del Vallone tramite una ferrovia su cui si snodavano lunghi convogli di vagoni trainati da una locomotiva a vapore.

Visite al Calamita (Foto di C.Colnago)

Visite al Calamita (Foto di C.Colnago)

Dagli anni 50 in poi gli impianti si sono sempre più modernizzati: escavatori, frantoi, ruspe, martelli ad aria compressa, nuove tecniche di perforazione, caricamento e brillamento mine. […] tante soluzioni tecniche che hanno portato sicuramente un miglioramento nelle condizioni di vita del minatore, soggetto purtroppo da sempre alle insidie degli esplosivi con incidenti anche mortali e alla silicosi che difficilmente consentiva di raggiungere l’età pensionabile.

A Calamita si potevano trovare, oltre naturalmente la magnetite, altri minerali come l’azzurrite, la bonattite, la calcite, ed altri ancora.

Lasciando Calamita si prosegue sulla strada e a circa 6 Km. troviamo la miniera di Ginepro. Gli scavi esterni sono alquanto limitati, perchè a differenza di Calamita qui la coltivazione si è svolta all’interno. Il minerale coltivato è anche qui la magnetite. Negli anni 30 ha avuto inizio la coltivazione a cielo aperto, successivamente negli anni 60 si è dato inizio alla esplorazione interna attraverso sondaggi e gallerie che partendo da + 6 si sono sviluppate su diversi livelli fino a raggiungere 54 mt. sotto il livello del mare. Dopo la fase preparativa, nel 1970 è iniziata la coltivazione vera e propria attraverso un pozzo di estrazione munito d’impianto automatico e una “gabbia” capace di trasportare anche il personale. L’impianto nel suo genere, costruito da tecnici tedeschi, era a quel tempo il più moderno d’Europa. […]

Panoramica sotterranea del Ginevro (Foto di M.Stucchi)

Panoramica sotterranea del Ginevro (Foto di M.Stucchi)

Dopo la chiusura delle miniere, l’impianto del pozzo e le gallerie sono rimasti in manutenzione conservativa. Anche a Ginepro si potevano trovare diversi tipi di minerali in particolare: ilvaite, granato, tormalina, epitodo. […]

Dopo oltre 3000 anni di sfruttamento, nel 1980 l’attività produttiva è stata sospesa, dico sospesa, perchè i giacimenti non sono esauriti, anzi nelle profondità sotto il livello del mare c’è ancora molto ferro disponibile.

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