Una storia di famiglia racconta la nascita del turismo all’Elba

Questa è la storia di una persona carismatica, Ottorino Bartolini, che rientrato all’isola d’Elba dopo la prigionia di guerra, si costruisce una nuova vita puntando sul turismo.

1949, isola d’Elba, otto anni son passati dalla dura prigionia nella lontana India.

Il turismo dell'epoca (Foto Cristiana Bartolini)

Il turismo dell’epoca (Foto Cristiana Bartolini)

Ottorino, figlio di una delle storiche famiglie capoliveresi, è appena rientrato sull’isola.

Il paesaggio dell’Elba dopo la guerra è devastato, l’occupazione e i bombardamenti hanno reso il territorio ancor più arido e la sua gente poverissima.

Un periodo duro e ben impresso nella memoria per Capoliveri che ogni hanno ricorda quei tempi attraverso la Festa del Cavatore.

Ottorino ha avuto in eredità dai genitori i terreni più scomodi da coltivare: lontani dal paese e poco adatti alle colture perché vicini al mare, proprio sulla spiaggia di Naregno, una baia deliziosa con un mare cristallino.

Naregno vecchia (Foto Cristiana Bartolini)

Naregno vecchia (Foto Cristiana Bartolini)

Armatosi di ingegno e grande coraggio, Ottorino si prende la briga di far conoscere la bellezza del paesaggio dove vive agli altri, dando vita, con la sorella, alla Pensione Le Acacie. Sono gli anni cinquanta.

L’attività intrapresa è molto dura all’inizio in quanto a Naregno spesso non c’è la luce.

Il generatore a vento detto “il girino” posto sulla collina, quando c’è vento produce energia elettrica, quando non c’è vento si sta a lume di candela!

e figuriamoci l’acqua, le difficoltà di approvigionamento di acqua per le isole è tutt’oggi un grande problema.

Ottorino però non si abbatte e, mettendo a frutto quanto appreso negli anni di guerra in Africa, studiando la conformazione del terreno riesce a capire dove sia l’acqua.

Scava dei pozzi artesiani da cui zampilla acqua di ottima qualità e molto abbondante, ancora oggi l’albergo è autonomo per l’acqua e non si serve di quella dell’acquedotto!

A Naregno non ci sono strade: c’è una mulattiera che porta a Capoliveri, i turisti arrivano con la barca da Porto Azzurro; anche gli acquisti per la pensione vengono fatti spostandosi in barca.

Arrivano i tedeschi a Naregno, le immersioni subacquee sono un toccasana per l’attività di Ottorino; difatti la Pensione Le Acacie si ingrandisce.

Ottorino mette a frutto la conoscenza della lingua inglese, appresa durante la prigionia in India, e prende contatto con le grandi agenzie turistiche inglesi come la Thomson. Comincia il turismo! Gli inglesi arrivano a Pisa con l’aereo e vengono portati all’Elba con i pullmann.

Sono gli anni sessanta e il personale che lavora in albergo è tutto capoliverese.

Ottorino intuisce, da vero precursore dei tempi, che non basta avere sole e mare, bisogna offrire proposte turistiche specializzate.

Fa costruire un campo da tennis, una grande piscina, sceglie collaboratori specializzati che organizzano la scuola di tennis e di nuoto, ma anche escursioni, feste in maschera e balli.

Tutti i bambini di Capoliveri frequentano, e ancora oggi lo fanno, la scuola di nuoto nella piscina dell’albergo.

La “Pensione Le Acacie” è diventata il “Complesso turistico sportivo balneare Le Acacie”! Molti altri alberghi intanto sono sorti e l’isola d’Elba è diventata una meta turistica. Sono gli anni settanta.

Nuove generazioni della famiglia Bartolini affiancano il capostipite nella conduzione dell’azienda: hanno fatto studi specialistici nel settore del management alberghiero.

Il turismo è diventato una scienza e non si può più improvvisare!

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